
I Mondiali di calcio ci rendono fratelli su questa madre terra?
Il sistema calcio è una modalità di controllo della criminalità. Il "della" è bipolare, nel senso che la criminalità controlla e gestisce denaro attraverso il calcio, ma nello stesso tempo, lo stato cerca di controllare e gestire la criminalità tenendola buona e lasciandola sfogare all'interno degli stadi. È una modalità terapeutica: urla, strepiti, mortaretti, incidenti, tafferugli, un morto di tanto in tanto.
In questo modo, personalità criminali si ritrovano appagate e stanche per delinquere. È un modo per gestire il belpaesino galbani. Certo! Questo ha un costo altissimo: stipendi d'oro ai gladiatori della domenica, - che con un anno del loro stipendio, ci avrei vissuto tutta la mia vita -, contratti milionari ai giornalisti sportivi che se non scrivessero: "Io oggi pallone è golasso..." non saprebbero come portare a casa il pane, e non ultimo l'aspetto di aggregazione socio-politica (inciuci e deviazioni di poteri) che sottende a tutto questo. Io non amo il calcio, non seguo il campionato di calcio nazionale. Mi appassiono, però, alla planetarietà del fenomeno campionati mondiali. Guardo qualche partita. Mi piace che i popoli della terra si sentano uniti, almeno per un momento. Gialli, neri, bianchi, rossi, coccinelle di momentanea felicità che si abbracciano, mi riempiono il cuore per un po'. Mi co-muovono. Senza i mondiali di calcio, non ci sarebbe il pretesto, la giustificazione a ciò, e l'essere umano vive di pretesti e giustificazioni. Si racconta bugie per vivere in pace. Accetto questo, la pace, benché nel mondo ci siano in corso, in questo momento, 22 guerre para-sconosciute, ma lì i palloni se li mangiano a pranzo, e per cena hanno il tifo... la malattia, non l'emozione.