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"Scegliere di essere chi si è, è guardare la vita di fronte."

Pareidolia - Siamo tutti Specchi del nostro Sentire

Pareidolia Sal Giampino Venezia

"Soltanto nellla visione della mia personale realtà sognata, riesco a percepire l’equilibrato assetto che conduce i miei pensieri dal Càos prenatale al Càos vitale. Abbiamo, tutti, ricordi di memorie cellulari che percorrono veloci i nostri sensi. Mi impegno a fermare i miei attraverso un gesto che non è rincorsa, ma assecondamento del mio vedere naturale. Ed è così che voglio vivere: nella creazione generatrice dell’armonia che è suono di vibrazione e vibrazione di suono."

Sal Giampino

 

 

Antonino Contiliano

Antonino Contiliano

Antonino Contiliano

In questa nuova personale di Salvatore Giampino (pittore) non c’è né il figurativo consueto né l’economia di uno sguardo gratis. Attenzione alla cosa pittorica presente e al presente della cosa pittorica! Due percezioni che sovrappongono segni diversi: l’oggetto artistico cromo-stratificato (con tecniche e orientamenti diversificati) e l’istante come serie di intervalli tonali e di simultaneità stemperate dei colori utilizzati. Temporalità e cromaticità su supporti che ne realizzano la plasticità semantica come una testualità a più livelli. Qui il pasto non gratis dello sguardo per il visitatore di turno! Qui il luogo, ovvero il ritaglio della tela che vuole il lavoro di una lettura impegnata. Il pegno di una fatica intellettuale che, fra colpi di spatola e spugne abrasive, si paga il godimento in cerca di una forma altra sotto la deviante defigurazione dell’azione pittorica dell’artista Sal (dettosi Giano).

Qui, allora, potremmo quasi-dire già che il bifronte Giano (pseudonimo scelto dall’artista Giampino) sia esso stesso un suggerimento per il visitatore/spettatore per orientarlo a districare il lavoro del proprio sguardo riflessivo e riflettente. Un andirivieni che si consuma e implementa fra le smagliature cromatiche e tonali (dissolventesi tra continuità e discontinuità armonica, un campo che sventaglia armonie caotiche come le evoluzioni di una massa di nubi in movimento o le pluribiforcazioni di una colonna di fumo di una sigaretta...) e le striature a geometria variabile dello spazio liscio della tela pittorica. Una superficie cioè a doppio fondo e plus-significante: una semantica di superficie e una profonda; un continuo rimando tra una lettura testuale di primo impatto immediato e il suo rimando inevitabile al lavoro non gratis della mente. Il pensiero che, in gioco sintonico con le variazioni immaginative, vuole tuttavia individuare dei sensi sottesi ed esposti al pubblico nella loro incarnazione finita dei quadri ultimati. Potenzialità simbolica comunque, i sensi virtuali – dell’opera artistica di Giampino – che dalla destrutturazione delle forme d’uso corrente mettono innanzi il conflitto semiotico che la defigurazione pittorica stessa (dell’artista Giano, Sal). La defigurazione pittorica, di per sé, non è perdita della forma.

L’artista, oltre le soggettività psico-emozionali, offre la possibilità di un suo ‘mondo di secondo grado’ – a sé –, quello dell’arte e della poesia. Possibilità che, tuttavia, si rapporta e ci rapporta sempre con quello della realtà di primo grado (il quotidiano di ogni individuo o collettività). Una relazione poietica cioè che mette il “lettore” in condizione di provare incroci ed erranze insolite, o di aggirarsi fra le distrazioni che frugano varchi o punti di passaggio visibili fra gli stessi processi dinamici e l’invisibilità perforata che li accompagna. Una tentazione del voler sapere e continuare a sognare un mondo altro, non statizzabile né dalla conoscenza né dell’azione nel mondo, lì dove, spesso, e come istanza insopprimibile, ci spinge la tentazione del delirio, il deragliamento che ci abita e abitiamo. Potremmo dire che è la condizione di uno sguardo che ascolta i suoni delle armonie caotiche, cui nessuno e nessuna cosa sfugge!

Antonino Contiliano

Gianna Panicola

Gianna Panicola

Gianna Panicola

Raggiungere l’armonia attraverso la dissoluzione della figura e della tecnica pittorica stessa, è un passare sulla tela la mano, dopo aver raschiato, strofinato, lacerato, e captare quell’energia profonda che emanano le diverse stratificazioni di colore...

...Nessuna ideologia a dettare regole che incasellano l’artista in schemi espressivi definiti. Giano ha dato ascolto al proprio sentire interiore e ha atteso che si compisse il processo, chiamato “pareidolia” perché è lì che si manifesta la visione di “altro”...

... Giano mette in crisi quel difficile rapporto tra percezione soggettiva e rappresentazione oggettiva, lì dove la tecnica pittorica subisce un’ulteriore evoluzione. Non più pennelli ma spazzole abrasive, stendono, accumulano e trascinano, con movimenti verticali, orizzontali, obliqui, gli strati sovrapposti di colore, lasciandoli interagire tra di loro. E ancora sottraggono colore, creando degli accumuli di materia in modo casuale e illogico...

... Nell’atto gestuale, vi è il tentativo da parte del nostro, di far riaffiorare gli strati “primi” del colore e nelle lacerazioni, quei ricordi di memorie cellulari che percorrono veloci i nostri sensi”. Giano assiste da primo fruitore, al processo artistico “pareidolia”, al sacro momento dell’accettazione che è “pensiero imprevisto e sconosciuto alla sua stessa spiritualità senza dei”...

Gianna Panicola

Sergio Riviera

Sergio Riviera

Sergio Riviera

Credo che l'astrattismo sia l'apice della scalinata artistica... dove... depurato da ogni pretesa descrittiva, rimane il gioco della tecnica e degli effetti... quindi, chi è pregno di capacità fatte di essenze rese sino alla trasparenza... è meritevole di esprimere questo primariato... CIOE' L'ESSENZA DELL'ARTE... COME IN EFFETTI E' IN GRADO DI FARE LA TUA ANIMA ... HAI TUTTA LA MIA AMMIRAZIONE.

Sergio Riviera

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