
Perdere o non avere, un'opportunità da non perdere
Il cognitivismo psicologico conduce ogni Essere umano a pensare che, spesso, ciò che gli accade sia relativo ad un attacco che gli giunga dall’esterno: una giustificazione ai processi mentali, frutto delle informazioni e delle emozioni introiettate.
Se, ad esempio, ci troviamo sulle strisce pedonali e l’auto che sopraggiunge col rosso, frena in maniera convulsa e fuori tempo, giungendoci a pochi centimetri, noi siamo immediatamente portati a pensare che il guidatore ci abbia preso di mira condotto dal pensiero: “Adesso, questo qui, lo metto sotto.” Non pensiamo, invece, che poteva, semplicemente, essere distratto. Viviamo l’episodio come un voluto, premeditato attacco alla nostra integrità fisica. E riusciamo perfino a leggere negli occhi dell’automobilista, adesso fermo al semaforo, un odio nei nostri confronti che, in realtà, non esiste; un odio che, normalmente, ricambiamo. Ebbene, questo è un esempio di cosa voglia dire essere costantemente in balia della mente che mente; e siamo capaci di applicare questo stato d’animo ad ogni situazione della nostra esistenza. Non possiamo giudicare le azioni dal loro aspetto, così come i fatti che ne conseguiranno: una mamma che dà un violento strattone ad un bambino, tirandolo per il braccio e rischiando di rompergli il polso, o di slogargli il gomito, non è detto che abbia compiuto un’azione sbagliata o cattiva, se non riusciamo a vedere e a comprendere il motivo per cui l’abbia fatto. Se lo strattone al bambino gli ha impedito di finire sotto un’auto, o gli ha evitato la caduta da un ponte, l’aspetto dell’azione risulterà positivo e non violento. Dunque, l’Etica è situazionale e non dogmatica, così come vorrebbe la Morale. L’aspetto etico e l’aspetto morale di ogni azione, vanno valutati a seconda dell’effetto finale che raggiungono. In un momento storico come quello che tutti viviamo, riuscire a definire positivo o negativo lo stato in cui veniamo a trovarci è reso molto più difficile dall’esacerbato stato di bisogno di successo vissuto dalla, e nella, società contemporanea. “L’Etica è la scienza della Felicità“, essendo, quando lo è, impregnata di ogni motivazione altruistica. Se, al contrario, l’azione è vista con finalità egoistica, il comparto morale del nostro “sentire” viene messo a dura prova rispetto all’Accettazione di ciò che è e di ciò che non è. Questo, è ciò che, necessariamente, occorre valutare nella contingenza attuale, quando perdere il lavoro, o non trovarlo per nulla, è vissuto come l’esterna realtà corrente. Vivere la perdita del lavoro, o la mancanza di esso, come un insulto rivolto alla nostra persona, non fa altro che “gonfiare il pallone del nostro Ego” e renderlo ancora più vulnerabile. Più il nostro Ego è ingrossato dalla Paura di non esistere e di perdere ogni riferimento acquisito, più sarà facile renderlo ancora una volta e, forse, perennemente, un bersaglio per l’egoismo altrui. Considerato poi, che l’egoismo altrui è, anch’esso, Paura di non riuscire ad essere migliori degli altri e di non riuscire ad ottenere ciò che gli altri ottengono, porlo nel “silenzio della fame“, non nutrirlo, lasciarlo andare, non gli permetterà di sopravvivere, lo ucciderà e non potrà farci più alcun male. Questo non è perdono verso un datore di lavoro che riteniamo ci abbia fatto del male, o verso qualcuno che, potendolo fare, non ci dà lavoro, è sola ed essenziale applicazione d’intelligenza: l’elemento differenziante che conduce ogni singolo Essere umano verso la realizzazione del proprio Sé attraverso lo strumento esperienziale del proprio corpo. Fisico e Spirituale.
Ebbene! L’effetto dell’intelligenza è quello di darci la capacità di reggere il timone della nostra Coscienza, della nostra Vigilanza e della nostra Attenzione. Infine, della nostra esistenza in vita. Tenere ben saldo il timone, vuol dire avere “libertà di navigare“, e di scegliere come crescere e come svilupparsi; intraprendere una via, avendo ben chiaro non il cammino che percorriamo per raggiungere ciò che vogliamo raggiungere, e nemmeno la meta. Occorre andare oltre, occorre aver Fede nel risultato finale, occorre vedere già noi stessi proiettati all’interno del momento finale; dell’accaduto oltre la barriera del limite del visibile. Ma, soprattutto, vuol dire abbattere le Credenze e le Aspettative. Occorre non cercare mai di fare qualcosa nell’aspettativa che, dall’esterno, giunga la spinta finale, né che la condizione del nostro successo venga garantita da altri. E nemmeno credere in se stessi tout-court, ma essere assolutamente certi della riuscita finale. Avere Fede nella riuscita finale. Quando qualcosa va male, nella nostra vita, tendiamo a guardare fuori di noi. E’ raro incontrare un Essere umano capace di fermarsi e mettersi ad osservare se stesso per capire cosa accada, in quel momento negativo, nella sua mente e nella sua vita. Vigilanza significa essere presenti e pensanti e giungere all’interno della propria Coscienza attraverso l’Attenzione. Chi aspetta che dall’esterno giungano delle ricette per trovare un nuovo lavoro quando si è perso il vecchio, o ancor meglio, trovare il proprio primo lavoro, Crede in qualcosa che non sarà mai, perché dall’esterno non ci giunge mai nulla che non sia solo coerente risposta all’amore verso un Sé diverso da noi. Semplicemente: il successo condizionato non ci appartiene, non è il nostro successo, ma quello di chi ce lo concede. E, nella maggior parte dei casi, è il successo che mai avremmo voluto ottenere perché lontano dal nostro vero sogno di realizzazione.
Per tornare al “mare di Felicità” che ci attende tutti, visto che l’Universo è così colmo e prolifico di prosperità per tutti – che, attenzione, non è e non sia mai ricerca di ricchezza – il consiglio spirituale che posso donarvi, con Amore e Senza Giudizio, è quello di lasciarsi condurre dal fiume che è il “flusso di Coscienza“, cercando e trovando nel Sé la continuità dell’esistenza che è percorso di conoscenza e consapevolezza; e che non è assoggettamento alle convenzioni che sono soltanto etichette, create, appositamente, per farci annegare nell’esondazione del nostro stesso fiume. Donare all’Ego controllore il potere di esistere realmente, definendolo, chiamandolo per nome, facendolo attore della nostra rovina, è la vera, nostra, unica rovina. Fonte di tutti i nostri guai è la mancanza di Accettazione nell’Accorgersi di ciò che siamo e di ciò che vogliamo ottenere. Eliminando per sempre la Credenza che esse stesse, le convenzioni, siano la nostra realtà, otterremo di Essere. Creiamo il nostro Adesso che sarà il domani del nostro vivere, senza cedere all’ansia, alle angosce, ai rimpianti di non poter vivere una vita che non è più vivibile e che rimane, nella nostra mente, come solo una convenzione di irreale immobilismo che è abitudine nella depressione. Accettare il cambiamento di noi e del mondo è il primo passo verso il riconoscimento che siamo noi stessi il Successo, senza lavoro o con un lavoro; senza denaro, o col denaro. Siamo Successi perché siamo nati ed esistiamo.
Perdere il lavoro è un’opportunità nuova da cogliere e rendere “Azione“, rimettendosi in corsa verso l’obiettivo di Felicità, cambiando il proprio punto di vista su di sé e sulle cose.
Non averlo ancora, un lavoro, è la più illimitata e gioiosa prospettiva che un Essere umano possa vivere nella ricerca e nell’ottenimento del proprio infinito sogno personale.
Siamo Esseri, divini e immortali, capaci di creare ogni cosa. Facciamolo!
Ma di questo parleremo una prossima volta.
*LA PROFESSIONE DELL’OPERATORE OLISTICO è una libera professione di cui alla legge 4/2013