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"Scegliere di essere chi si è, è guardare la vita di fronte."

Sal Giampino - Spiritualità
Educare o istruire. Quale cambiamento? di Sal Giampino

Educare o istruire. Quale cambiamento?

L’obiettivo dell’educazione, in un’epoca di rapidi cambiamenti, dovrebbe essere quello di fare il possibile per aiutare la gente ad entrare nel completo possesso delle sue forze. Questo è l’unico obiettivo possibile. E’ ormai chiaro che l’unica cosa che possiamo fare è ciò che avremmo dovuto sempre fare.

(Robert M. Hutchins – filosofo dell’educazione)

Agli inizi del secolo scorso, il ventesimo, ci si convinse che la scuola e il diritto all’istruzione avrebbero dato al mondo la possibilità di crescere nell’educazione delle genti, e che questo avrebbe procurato più consapevolezza, più coscienza comune, più aderenza condivisa alla realtà vissuta in un mondo tecnologicamente in evoluzione. Col passare dei lustri, e giungendo a noi, oggi, il risultato di cui siamo spettatori è di relativa ignoranza e confusione rispetto ai valori che avrebbero dovuto creare il “non-giudizio” verso l’alterità e la proiezione dei popoli verso la pace, la prosperità; e verso la felicità dei singoli Esseri umani.

La politica e la scuola si sono trovate, nel tempo, senza mezzi coerenti, adatti a creare vera conoscenza, ma, d’altra parte, sono pervicacemente riuscite nel loro intento di uniformare e de-soggettivizzare le singolarità, attraverso il condizionamento e l’addomesticamento delle menti che hanno così perduto l'”intelligenza creativa“; nonché attraverso l’immissione coatta di dati formali in quelle “zucche vuote” di chi, nel tempo, ha continuato a derapare, ad estranearsi dai contenuti culturali che la società proponeva, allontanandosi da essi, per mancata condivisione personale, attraverso la partecipazione a sit-in, occupazioni, e alienanti comitati rivoluzionari. Così, gli anni sessantotto/settanta videro tentativi di emancipazioni socio-culturali abortite nell’insipienza. Così, gli anni ottanta testimoniarono la sedimentazione dell’insipienza. Così gli anni novanta videro lo sviluppo di forme di pensiero insipiente, la cui deriva, bagna, infine, le nostre attuali vite. I politici e gli educatori del ventesimo secolo erano interessati alla sola definizione e divulgazione di programmi, senza curarsi della verità definitiva – perché ce n’è una – propinando possibili culture sradicate e senza scopi, e mantenendo la solennità cattedratica delle sciocchezze insite nell’erudizione. In tutto il mondo, e anche in questo Paese, e in questa città, insegnanti e studenti hanno sempre lamentato, e lamentano ancora, che il loro ruolo e la loro educazione scolastica è superficiale, inadatta, insoddisfacente, incompresa; e incapace di fornire una vera base alla vita che procede distante dal Sé di ognuno, e in ogni direzione.

Il popolo delle scuole, sui vari livelli di competenza, non è mai stato soddisfatto e pretende attenzione personale, quella soggettivazione così vituperata ed esclusa, da ogni programma scolastico, dai dotti del secolo scorso. E così, sit-in imperversano anche oggi col nome, evoluto in forma di etichetta condizionata e condizionante, di flash-mob. C’è da chiedersi cosa realmente manchi alla scuola e alla società, oggi, se laboratori, lavagne multimediali, o nuovo pensiero liberatorio, appagante i cervelli creatori. La risposta si trova, forse, nell’analisi dei termini: “Educare” e “Istruire”.

Educare, dal latino e-ducere, cioè “portare fuori” vuol dire dar modo di sviluppare le piene capacità dell’individuo, perchè renda soddisfacente e felice la propria vita e quella dei suoi simili: umani e animali, coltivando i singoli cervelli creatori affinché si possa adempiere a tutti i propositi sognati dalle singole vite. Istruire è, invece, il processo “foie-gras” di immettere forzosamente delle nozioni all’interno di un contenitore che è persona, dunque singolo Essere che necessiterebbe di soggettivazione e non di massificazione. E’ ovvio ed evidente, dunque, che tutto il mondo occidentale, oggi, sia colmo di “Istruzione” e mancante di “Educazione”; e ciò è dimostrato solennemente dalle ventisei guerre attive nel mondo e da banalizzati fenomeni come i “black-bloc“, seguiti da seguaci che mal adattano il proprio sentire a manifestazioni di cui non conoscono fino in fondo le motivazioni sociali. La mancante educazione – educazione che dovrebbe mettere l’uomo nelle condizioni di utilizzare tutto il pieno potenziale del suo corpo, della sua mente, del suo spirito per sviluppare, in lui, la capacità di fare della propria personalità il miglior uso possibile, senza aspettative e nella impeccabilità della parola e dei pensieri, e per compiere, nella vita, il proprio massimo possibile nell’eccellenza che è amore del Sé – deprime le esistenze.

E’ macroscopicamente visibile quanto il mondo sia disperatamente lontano da questi obiettivi.

Perché le scuole e il mondo abbiano finalmente pace occorre un metodo di autosviluppo delle personalità e delle coscienze, molto più semplice e immediato di quanto si possa supporre. E che non prevede investimento alcuno, se non nella volontà di metterlo in atto. Gli studenti hanno il diritto di sviluppare la propria essenza primaria per ottenere sviluppo, armonico e integro, attraverso le loro facoltà di esperienza mentale, fisica e spirituale. Perché lo scopo dell’educare e dell’essere educati è quello di far crescere e di sviluppare l’individuo; e di migliorare la società cui egli appartiene.

Com’è possibile continuare a pensare che la rispota possa stare nell’imposizione di leggi “democratiche” o di modalità incapaci di includere l’individualità tra le basi del procedere?

Com’è possibile continuare a programmare le masse senza comprendere che va data precedenza alla singola integrità personale?

Com’è ancora possibile pensare che imporre un volere politico o cattedratico, sancendone la perfezione formale, possa plasmare uomini infelici o uomini felici?

La risposta a tutto ciò è ovvia ed è nel cambiamento. Quel cambiamento che, confusamente, parolieri politici di nuova generazione verbalizzano nelle loro esplorazioni elettorali che continuano ad essere demagogiche, così come per i vecchi politici, e prive di chiarezza risolutiva ed esecutiva.

Riappropriarsi del proprio Sé è la risposta. Riprendere il potere del proprio sogno personale è la risposta.

La risposta è nello sviluppo dell’intelligenza creativa attraverso l’espansione meditativa delle coscienze.

L’individuo è la risposta.

E finché l’uomo pretenderà di avere, invece che di essere; finché l’uomo pretenderà di possedere un potere esteriore, senza curarsi della propria coscienza interiore, nulla potrà portare al cambiamento questo mondo. Né un voto, né mille scuole.

Ma di questo parleremo una prossima volta.

*LA PROFESSIONE DELL’OPERATORE OLISTICO è una libera professione di cui alla legge 4/2013